Insieme alle isole Palmaria, Tino, Tinetto e alle Cinque Terre, nel 1997 il borgo di Portovenere è stato inserito tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Il paese di Portovenere sorge all’estremità meridionale di una penisola, che distaccandosi dalla frastagliata linea di costa della riviera ligure di levante va a formare la sponda occidentale del golfo della Spezia, detto anche “Golfo dei Poeti“.
Alla fine di questa penisola si trovano tre piccole isole: la Palmaria, il Tino e il Tinetto; solo l’isola Palmaria, che sorge proprio di fronte al borgo di Porto Venere al di là di uno stretto braccio di mare, è in piccola parte abitata.
Sul borgo antico del paese, sulla falesia e sulle isole dell’arcipelago insiste il parco naturale regionale di Porto Venere.
Portovenere, una storia antica
A quelli che giungono dal mare appare nel lido il porto di Venere e qui
Scriveva il Petrarca nel lontano 1338
nei colli che ammanta l’ulivo è fama che anche Minerva scordasse per tanta dolcezza Atene sua patria…
Anche se le origini più antiche del borgo vengono fatte risalire sino al VI secolo a.C. e alla presenza dei popoli Liguri, le prime datazioni storiche di Porto Venere risalgono a Claudio Tolomeo (150 d.C.) e all’Itinerario Marittimo (Itinerarium Maritimum Imperatoris Antonini Augusti) dell’imperatore Antonino Pio del 161 d.C. dove il borgo viene segnalato come vicus (scalo) e poi castrum tra le località di Segesta Tigulliorum (l’odierna Sestri Levante) e Luni.
Dedicato a Venere
La dedica a Venere era probabilmente legata al fatto che, secondo il mito, la dea era nata dalla spuma del mare, abbondante proprio sotto quel promontorio.
Il nome latino del borgo (Veneris Portus) deriva dal tempio dedicato alla dea Venere Ericin, che sorgeva sul luogo stesso su cui oggi è la chiesa di San Pietro.
Il borgo antichissimo (castrum vetus), di epoca romana e bizantina, sorgeva nell’odierno piazzale Spallanzani ed è oggi interamente scomparso. Da semplice località di pescatori, Porto Venere divenne base navale della flotta bizantina, ma fu assalita e devastata da Rotari re dei Longobardi nel 643 d.C.
I pochi reperti romani rimasti consistono in una cisterna circolare sulla Punta di San Pietro e in alcune murature rinvenute sotto il piazzale Spallanzani e che si riferiscono al periodo cristiano-monastico dei monaci di san Colombano, con l’antica chiesa paleocristiana di San Pietro dell’antica diocesi di Luni.
I monaci colombaniani in epoca longobarda gestivano il territorio ed il porto navale che, come anche per la vicina Moneglia, era la base dei commerci verso l’oriente per conto dell’abbazia di San Colombano di Bobbio.
Come tanti altri borghi costieri liguri, tra i secoli VIII e XI, il borgo subì dapprima le incursioni normanne e poi, nei secoli successivi, quelli di saraceni e turchi.
Dal X secolo Porto Venere fu possedimento feudale dei Signori di Vezzano che poi lo cedettero insieme alle isole prospicienti, verosimilmente nel 1139, alla Repubblica di Genova che intendeva farne un proprio caposaldo fortificato nell’estremo Levante ligure.
Come testimoniano alcuni documenti, già nel 1113 Genova aveva edificato il quadrangolare castello sulla punta meridionale del promontorio dell’Arpaia, accanto alla chiesa di San Pietro. Sempre nello stesso periodo genovese vennero costruiti la chiesa di San Lorenzo e il borgo nuovo (castrum novum).
Le tipiche case colorate di Portovenere
Le case-fortezza genovesi del borgo nuovo sono costruite in schiera contigua così da formare un sistema difensivo perfettamente integrato; solo poche e strette scalinate, facilmente controllabili, si aprono tra le case per consentire la discesa al mare. Sono del 116 le mura che racchiudono entrambi i borghi, vecchio e nuovo, le tre torri, la porta di accesso.
Infine nel 1162 fu sancito formalmente il passaggio delle due chiese sotto la giurisdizione del vescovo di Genova, confermando di fatto il completo dominio genovese sul borgo.
Porto Venere diventò così per Genova approdo fortificato e colonia di cittadini genovesi nel Levante ligure con il duplice compito di esservi base della guerra di corsa contro Pisa e sostegno alla penetrazione genovese in val di Vara e in Lunigiana.
Le fortificazioni dell’oppidum di Porto Venere subirono numerosi assalti nel corso della secolare guerra tra Genova e Pisa dando prova d’invulnerabilità, come nella battaglia del 1242 descritta dal poeta e notaio Ursone da Vernazza.
Nel 1245 giunse a Porto Venere la flotta genovese che da Civitavecchia portava in salvo Papa Innocenzo IV in fuga dall’imperatore Federico II.
In una notte del gennaio del 1340 divampò un incendio improvviso che distrusse il castrum vetus nel piazzale della chiesa di San Pietro.Le mura e la porta del borgo storico
XII secolo
Nel tardo XIV secolo le discordie interne nella Repubblica di Genova ne provocarono l’inevitabile declino e la fine dell’indipendenza: la base di Porto Venere divenne possesso di Carlo VI di Francia e poi del Regno d’Aragona, secolare nemico di Genova e dei suoi commerci.
Nel 1411 Porto Venere, Lerici e Sarzanello sono vendute a Firenze che è succeduta a Pisa nella secolare contesa per il confine orientale al Caprione e alla Magra.
La base venne poi addirittura ceduta a Filippo Maria Visconti nel 1435 da Alfonso d’Aragona, che nello stesso anno vi soggiornò per qualche tempo prima di salpare per Gaeta a rivendicare la sua successione al Regno di Napoli.
Baldassarre Bardella, il corsaro di Portovenere
Nel 1494 Portovenere respinse il pesante attacco antigenovese portato dalle forze aragonesi del re Ferdinando II di Napoli, comandate da suo fratello Federico, con l’intervento di 35 galee e 14 navi.
Alla difesa di Portovenere parteciparono non solo la guarnigione di quattrocento armigeri comandata da Giacomo Balbo, ma anche le donne del borgo capitanate dal famoso corsaro portovenerese Baldassarre Bardella, il quale consigliò di spalmare gli scogli di sego per impedire lo sbarco degli assalitori.
Le due chiese del borgo riportarono gravi danni dalle artiglierie nemiche. Fu poi deciso di demolire completamente le macerie del castrum vetus e di lasciarne libero lo spazio per garantirsi una migliore difesa contro gli assalitori.
La Torre Scola
Sempre al dominio di Genova si devono le successive fortificazioni nel territorio di Porto Venere: la batteria di San Francesco ed il forte di Sant’Ambrogio e, nei pressi della Palmaria, la fortezza di Torre Scola eretta nel 1606.
Perduta la sua importanza militare, ancora ai primi del XVIII secolo il borgo mantenne la sua funzione di scalo marittimo commerciale, soprattutto del vino della Palmaria e del marmo Portoro.La fontana dei leoni
Alla caduta della Repubblica di Genova, nella nuova Repubblica Ligure Porto Venere fece parte, dal 2 dicembre, del Dipartimento del Golfo di Venere, con La Spezia capoluogo.
L’annessione all’Impero Francese
Dal 28 aprile 1798, con i nuovi ordinamenti francesi, il suo territorio rientrò nel VII cantone come capoluogo della Giurisdizione di Golfo di Venere e dal 1803 era il centro principale del III cantone del Golfo di Venere nella Giurisdizione del Golfo di Venere.
Quando infine la Liguria fu annessa all’Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814, Porto Venere era inserita nel Dipartimento degli Appennini.
È in questo periodo storico che venne realizzata nel golfo la strada litoranea denominata Strada napoleonica per volere di Bonaparte (oggi Strada provinciale 530) che collega il centro marinaro a La Spezia attraversando i paesi di Fezzano, Le Grazie e Terizzo.
Alla caduta di Napoleone, nel 1815 come tutta la Liguria entrò a far parte del Regno di Sardegna, nella provincia di Levante, e quindi, con l’unificazione nazionale, del Regno d’Italia dal 1861. Dal 1859 al 1927 il territorio fu compreso nel I Mandamento di Spezia del Circondario di Levante che faceva parte della Provincia di Genova prima e, con la sua istituzione nel 1923, della Provincia della Spezia poi.
Portovenere e gli artisti
Apprezzata località di villeggiatura e meta di artisti e letterati di fine Ottocento e inizio Novecento (tra i suoi visitatori più celebri vi fu Lord Byron) è ancora oggi una meta turistica di punta del panorama spezzino e ligure.
Come arrivare a Portovenere
A Portovenere non esiste una stazione ferroviaria, dunque si raggiunge solo in auto o bus da Spezia, oppure via mare.
Con noi di Mure a Dritta avrete la possibilità di organizzare delle giornate in barca a vela, in yacht a motore o con gommone con skipper per godere della maestosa bellezza di questo antico borgo arrivando dal mare.
In realtà non basterebbe un mese per esplorare Portovenere e il Golfo dei Poeti, per iniziare vi suggeriamo un week-end in barca tra antichi borghi e mare incontaminato.
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